4ª TAPPA: Custoza
km 120
Piatta è piatta, su questo non ci piove. Ogni tanto qualche pioppo qua e la spezza la monotonia del paesaggio. Mentre monto le borse sulla bicicletta penso e ripenso alla pianura, incompresa distesa di terra, luogo di leggende e creature fantastiche. Tutti, presto o tardi, abbiamo avuto la sensazione che qualcosa ci chiamasse a percorrere una certa strada, colpiti come un’annunciazione, come un bisogno pressante e improvviso. Per alcuni questa chiamata è più nitida che per altri. Forse quello che vedo la fuori è solamente quello che ho già dentro. E’ un avvicinamento al consueto, nulla di eccezionale. Sono un persona molto distratta, quando cammino guardo per aria e la mia testa è occupata dalle immagini. Penso per immagini. La distrazione non è altro che un modo diverso d’interpretare ciò che abbiano intorno, e mi porta a concentrami su piccoli pezzi di mondo che compongono il puzzle della mia vita. La vita è quello che è, anche se spesso vorremo che fosse qualcos’altro. La chiave per affrontare le giornate sta nell’atteggiamento, è questo che le condiziona.
E’ il destino a servire le carte, noi decidiamo come usarle, come giocare la partita, tutto dipende dal nostro atteggiamento.
A Cremona la bicicletta è importante. Le ciclabile ha corsie dedicate con semafori che ne regolano il traffico. Ad un semaforo incontro Roberto, ex dipendente della Negroni salumi che si offre di accompagnarmi con la sua Bianchi degli 70 fino all’imboccatura della direttrice per Mantova . Si vede che Roberto è un ciclista. Lui potrebbe andare a Capo nord senza sforzo e con una gamba sola. Io arranco mentre lo seguo, lui tira. Durante il tragitto mi parla di Cremona, della suo passato fascista, e della ricchezza che la città ha conservato negli anni. Mi parla dell’animo dei cremonesi, e della loro indole eccezionale per essere gente di pianura, chiusi in se stessi, e diffidenti come i liguri. Percorriamo insieme quasi 6 km, scopro che Roberto è un meccanico di bici a tempo perso. Ci scambiamo il contatto e riparto alla volta di Mantova.
Mantova la immagino da tempo. La pianura non mi pesa all’idea di visitare un luogo cosi carico di significato. La profetessa Manto, figlia dell’indovino Tiresia, fuggita da Tebe avrebbe sposato il fiume Tevere e il loro figlio, Ocno avrebbe poi fondato la città di Mantova sul Mincio. Mantova è una città d’arte di grande tradizione letteraria. Il mito della sua fondazione trova posto nel XX Canto dell’Inferno, è la città che ha dato i natali a Virgilio presentato nella Commedia come figlio di genitori lombardi, mantoani per patria ambedui, è il luogo in cui Vivaldi s’ispirò per scrivere le 4 stagioni, dove Romeo acquistò il veleno dallo speziale. E ancora sono legati a Mantova Ludovico Ariosto, Torquato Tasso, Matteo Maria Boiardo.
Però a Mantova non ci arriverò mai!
Nei pressi di San Giovanni in croce, tra Cremona e Mantova la mia Durindana va in panne. Mi fermo e faccio la conta dei danni. Due raggi rotti e la gomma posteriore bucata. Le temperature sono proibitive ma se voglio continuare non mi resta che spingere la bicicletta per 15 km. Il signore è il mio pastore, e su pascoli erbosi della pianura padana mi fa riposare. Non la prendo benissimo, ma vado avanti. Mi trovo in una strada secondaria in mezzo al granturco.
La fatica aumenta, i pensieri volano. La tranquillità del luogo è un Tromphe d’oeil. La pianura non è un luogo, ma una persona. Mi è capitato di sentirla parlare, il canto delle cicale e in lontananza il rumore dei mastodontici trattori.
Le sue parole non mi dicono cosa sia questo o quello, mi solo che le cose che osservo esistono. Qui la natura non si commuove, tutto intorno rimane immutato. A volte i momenti di sconforto ci precipitano in un baratro di solitudine, che ci sommerge come la piena di un fiume. Niente ti protegge dalla caduta, ci sentiamo distanti da tutti e da tutto.
Alle 12 incrocio un furgone, si ferma. E’ un altro appassionato di biciletta. Mi aiutano tutti! Carichiamo la bicicletta e cerchiamo un meccanico che possa rimetterla in strada in tempo utile al raggiungimento della tappa. Guardiamo su google maps e la prima officina si trova ad Asole, completamente fuori percorso, ma non c’è alternativa.
L’imprevisto mi fa perdere 2 ore e mi riporta con i piedi per terra, alle 14 sono di nuovo in sella. La temperatura è proibitiva, ma è molto tardi e mi trovo a percorrere una strada che non avevo programmato.
La nuova direttrice mi porta nei pressi del lago di Garda, la morfologia del terreno cambia e la pianura lascia spazio alle colline Moreniche. Percorro strette strade bianche in mezzo ai vigneti con un discreto abbrivio, ma è una ripartenza sofferta. Il sali scendi dalle colline è un sinusoide perfetta. Finalmente arrivo nei pressi di Custoza e quando mi fermo in cima a riposare prima della discesa mi si apre davanti un orizzonte di vita. In lontananza sfilano piccole borgate di case dai colore opachi. Sono stremato. Alle 19 arrivo a destinazione dove mi attende il Brutti con la famiglia. La sensazione di solitudine svanisce di colpo e subentra la felicità di rivedere un amico lontano, troppo.