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5ª tappa: arco

5ª tappa: arco

Il viaggio è una seccatura, ma visto che uno decide di farlo tanto vale andare nel luogo che forse si stava cercando. Quasi sempre si perde la strada e sicuramente questo non esiste nello spazio, ma rovistare nel mondo è un atto di crescita, di consapevolezza.

Dopo aver chiacchierato al lungo dei problemi comuni, ansie , sogni infranti e nuove prospettive decidiamo di ritirarci per la notte. 

Mi sdraio appoggiando la testa sul cuscino e sento vividamente il rumore degli schizzi delle onde del mare sulle rocce, la tramontana che fischia al mattino, mi sento come su un’isola. 

Un’isola è una mondo in miniatura, dove i colori sono sgargianti e il tempo rallenta, quasi fino  fermarsi. Su un’isola quello che il mare porta sulla spiaggia appartiene a chi lo trova, e nella mia vita ho trovato molte cose. Molte le ho buttate e me ne pento, ma ancor di più ne ho regalate senza aver mai nulla in cambio. Un’isola è un spazio in cui puoi creare la tua vita. Brutti ha creato la propria, e in questo momento sto camminando sulla sua spiaggia. Al mattino ascolto il canto degli uccelli mentre penso alla giornata che sto per vivere. I giorni d’estate nella campagna veronese si confondono, il sole picchia duramente, il cielo è sempre azzurro, la luce è forte e dilata lo spazio dell’esistenza.

Riparto con la gioia nel cuore, mi lascio alle spalle Custoza, famosa per il vino bianco e per la battaglia combattuta nel risorgimento dai piemontesi per l’indipendenza italiana contro gli austriaci.Oggi perdersi sarà quasi impossibile, da qui poi dovrebbe partire una serie di piste ciclabili in grado di portarmi quasi a destinazione.

Pedalo in direzione di Arco mosso dalla necessità d’interpretare e tradurre ogni segno che incontro lungo la strada. Mi accorgo che solo la realtà è identificabile, la ritraggo in un rettangolo cercando di dare importanza anche alla parte non inquadrata. Cosi un’immagine parla anche di ciò che non è inquadrato, la possibilità d’indagare lo spazio e il tempo fittizi, che formano una realtà che esiste per esito IO. Non sono mai stato un fan dell’estetica fine a se stessa, m’impegno a vedere le cose in maniera differente e questo spesso è causa di fraintendimenti e problemi.

Da Custoza mi dirigo verso Bussolengo, da qui imbocco la ciclabile del Garda. Il primo pezzo non è molto spettacolare, forse avrei preferito fare la strada del lago. La delusione è tanta, dopo 3 giorni di pianura padana, una strada che sembra un tapis roulant non me la merito. C’è dire una cosa. La ciclabile è parecchio pedalabile. Almeno quello! Le ultime parole famose!! Appena a metà del percorso la pedalabilità della pista viene decisamente meno.

Scendo a tratti dalla bicicletta per affrontare alcune delle salite molto ripide che mi si presentano davanti in sequenza. Anche oggi è una giornata dal caldo infernale, anche oggi non sarà una tappa semplice. A Rivalta mi fermo e compro la dodicesima bottiglietta d’acqua e un panino. Di fronte a me sono seduti un gruppo di tedeschi in vacanza. Anche loro sono ciclo viaggiatori, ogni anno partono per le vacanze coprendo brevi distanze in sella ai loro mezzi alimentati ad elettricità. Sono le 11 del mattino, davanti hanno molte bottiglie di birra aromatizzate al limone e fumano una sigaretta dopo l’altra. Senza troppo stupore, mi chiedo perché e riprendo la strada che da ora fino a Mori sarà quasi tutto in piano.

Ciò che non vediamo ha la tendenza a dissolversi dalla quotidianità, ma a volte succede che le cose non spariscono affatto, anzi crescono, diventano incontrollabili. Le ore bastano solo per arrivare, e sono arrivato qui solo per uno di quei corto circuiti della vita. Sto tendando di cercare e raccogliere, ma mi accorgo presto che sono due esperienze a se stanti, perché non si hanno gli occhi per vedere quello che si sta cercando.

Costeggio l’Adige senza troppi affanni quando anche la gomma dietro decide di lasciarmi anche oggi. Ebbene si! Ho bucato per due giorni di fila. Cerco il danno e vedo il copertone squarciato. Anche questa volta non mi arrabbio.  Non posso riparlarla, mi rassegno e vado a avanti spingendo baracche e burattini. Dopo poche centinaia di metri sulla strada incontro il primo bicigrill presente sulla strada e anche il primo della mia vita. E si! perché in Trentino esistono gli autogrill per chi si sposta in bici da un paese all’altro.

Comincio a pensare che ci sia un disegno. Se buco davanti ad un bici grill è perché devo perdere per forza del tempo in quel luogo, e di fatto non mi crea un grosso danno se non al portafoglio.

Il soccorso arriva subito, ed è portato da Matilda, una ragazza bellissima che lavora dietro il bancone del “ruotalibera”.  “Sotto l’arco, in fondo a sinistra, dove ci sono le bandiere c’è Emiliano”. Eccolo, colui che in due minuti mi toglie 1000 problemi. Riparo la gomma perdendo circa un paio d’ore tra lo stop al bici grill e dal meccanico, infine riprendo la strada per percorrere gli ultimi 30 km senza troppi intoppi. Pedalo lentamente, la bici ha bisogno di essere comunque revisionata prima di affrontare le Alpi.

Mentre pedalo per l’ultimo tratto alcuni particolari del paesaggio mi riportano su alcune riflessioni intime. Mi accorgo che in alcuni episodi della mia vita ho applicato delle censure. Penso sia una questione di libertà di scelta. Ma se la mia anima sceglie il proprio Daimon, qual è la mia capacità ho di decidere? Quello che sto vivendo è davvero mio? Forse sono intrappolato un’illusione con la convinzione di essere l’autore della vita. La coscienza dipende dall’immaginazione, e quest’ultima è fondamentale per ogni esperienza umana. Senza immaginazione non esiste un’esperienza cosciente.  Arrivo ad Arco, e vengo catapultato a Riva del Garda. Finalmente ecco Cristian, in piedi su una bitta e col cellulare in mano. Non ci vediamo da anni, ma ci sentiamo spesso, anche per lavoro.

Dopo bagno nel lago, una cena trentina a km zero e qualche birra riesco finalmente a riposare e a spegnere il cervello. Domani mi fermerò per riparare la bici e recuperare prima del grande salto delle Alpi.

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