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27ª TAPPA: KALAMAR

27ª TAPPA: KALAMAR

Spostarsi verso la costa non è stata una cattiva idea, la notte riesco a dormire dentro il sacco  pelo e con un piumino tecnico sulle gambe. All’alba la temperatura scende di diversi gradi costringendomi comunque a svegliarmi. Mentre preparo il caffè penso al quello che mi sono lasciato alle spalle, il cosiddetto mondo reale. Ma è fuori dal mondo che mi sento più umano.

Qui il paesaggio non è una veduta d’insieme, anche se a prima vista non si riesce a distinguere cosa sia cosa. Sulla costa ci sono sempre le isolette, salite corte ma ripide che fanno bruciare le gambe, baie che si ripetono dietro ogni promontorio e distese infinite di boschi di ogni tipo. Questa è la Scania, una terra fatta di rocce e boschi, pascoli e boschi, case rosse con le finestre bianche e boschi. I boschi ricoprono il 70% folla Svezia, ma secondo me la percentuale è più alta. Sembra di pedalare su un “tapis roulant”. Ogni giorno è in apparenza uguale all’atro, ma vissuto in maniera completamente differente. 

Ciascun luogo porta con sè un ricordo che spesso non è altro che un’evocazione di ciò che non sono in grado vedere immediatamente. Queste sensazioni scaturiscono dal paesaggio che ho di fronte, custode di percezioni che si trasformeranno in memoria, fissandosi nella mia mente in modo completamente singolare. Ogni paesaggio può essere vissuto in molti modi, per me questi sono i luoghi in cui mi l’abbandono al flusso di coscienza. Mi piace pensare che sia il paesaggio ad interpretare me e non viceversa. 

Lungo la strada incontro un caffè aperto in mezza alla campagna. E’ il primo da quando sono in Svezia. Alla fine di agosto tutte le attività ricettive riducono l’orario di servizio o aprono solo nei week end. Poco male, con grande entusiasmo mi siedo e ordino un caffè. Prima di riprendere il viaggio, vengo messo in guardia da una vecchia signora sul morso delle zecche. La sua insistenza mi fa controllare in rete e scopro che la zona in cui mi trovo è infestata da acari che portano la TBE. La notizia non ha molta eco in Europa, sebbene gli svedesi siano tutti vaccinati. Bene. Ho solo campeggiato selvaggiamente da quando ho messo piede in Scandinavia. La TBE è una malattia virale che colpisce il sistema nervoso centrale. Nel 70% dei casi è asintomatica, nel restante 30%, in media dopo 8 giorni, si manifestano sintomi influenzali importanti; nel 10% dei casi, dopo un intervallo di 20 giorni, comincia la seconda fase che coinvolge il sistema nervoso centrale portando encefalite o paralisi. Un 5% di persone va incontro alla morte. 

Speriamo bene, negli ultimi due anni sono sopravvissuto alla  Siberia invernale alle porte della pandemia, alla sanità bosniaca durante la pandemia, alla guerra in Ucraina alla fine della pandemia, non sarà certo una zecca a mettermi i bastoni tra le ruote. Mentre penso alle possibili conseguenze del morso vengo riportato bruscante alle realtà dall’urlo del grifone. Così vengono chiamati i super caccia svedesi costruiti dalla Saab.

Il silenzio in cui sono ovattato si rompe, la natura si ribella senza successo. A Stoccolma cresce l’allarme per le incursioni aeree del Cremlino. Ogni giorno i radar intercettano velivoli non identificati con il transponder spento e in fretta e furia 4 caccia vengono fatti decollare dalle basi aeree nascoste tra le foreste. Quasi sempre gli intrusi sono caccia russi, ma a volte capita di intercettare qualche bombardiere. La guerra arriva sempre dappertutto. Il perché di questo atteggiamento provocatorio è sotto gli occhi di tutti e anche gli incidenti in mare tra le due marine militari si sprecano. Kaliningrad non è poi cosi lontana. Le isole svedesi di Öland, Gotland, Gotska Sandön, insieme a quelle danesi ed estoni, sarebbero in grado di strozzare il flusso di navi in entrata e in uscita dall’enclave russa, portando Mosca alla probabile decisione di forzare il varco di Suwałki, 104 KM di confine tra Polonia e Lituania, entrambi paesi membri della NATO.

Arrivo a Kalmat dopo poche ore. Ho perso troppo tempo lungo la strada. Pianto la tenda in riva al mare nei pressi del porto tra due barche a remi capovolte, un edificio a strapiombo domina il paesaggio impedendo la visuale sulla baia.

Dopo il  tramonto una barca di pescatori prende il largo. Sento lo sciabordio della lancia spinta dalla corrente e illuminata dai raggi lunari. Il cielo notturno è navigato da nuvole a nembostrati su cui il pallore della luna si riflette in tutte le direzioni.

Mi addormento lentamente, tutto intorno a me è immagine.

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